La comprensione del presente è fondamentale per preparare il terreno ad un proficuo futuro; ma ogni vera ricerca affonda le radici nel passato. Osservando e studiando il vissuto del pianeta più o meno recente nella ormai comprovata ciclicità dei periodi temporali naturali come le stagioni, o rilevato in macro scala dalle osservazioni astronomiche, si possono ottenere importanti suggerimenti a proposito del continuo mutamento che l’uomo ha adottato per la sua evoluzione modellandone progressivamente i contenuti nel perimetro sempre più ristretto della scienza e della sola razionalità. Questa fondamentale scissione intellettuale probabilmente necessaria dal punto di vista del percorso evolutivo dell’umanità, ha riguardato e riguarda ancora oggi in proporzioni differenti tutte le comunità umane della Terra. Secondo alcuni, la misteriosa e repentina scomparsa di antiche civiltà altamente evolute, deriverebbe proprio dalla scelta, fatta forse ancora prima di abitare il pianeta, di non perseguire la strada della scissione e l’abbandono della percezione soprasensibile, optando per il trasferimento in massa in altro luogo; questo potrebbe spiegare come esse possano essere scomparse in breve senza lasciare tracce sul motivo e sulle cause di questo evento. Il progressivo tramonto della percezione e dell’intuito secondo ciò che si è riusciti a ricostruire storicamente, si è evidenziato più marcatamente dal VII secolo a.C., portando lentamente all’inesorabile atrofia degli organi  sensoriali superiori, ovvero quelli che percepiscono “oltre” i sensi fisici. Prima di quei tempi,  per secoli gli uomini antichi di gran parte del mondo conosciuto dalla storia, hanno attribuito ogni evento naturale ad un dio: fulmini e temporali ad esempio per i greci, erano opera di Zeus, equivalente romano di Giove. Questa condizione può essere certamente definita “chiaroveggente” in virtù della capacità di percepire i fenomeni naturali non come mero evento fisico, ma sotto la più ampia  forma di “Entità viventi di natura divina”. L’uomo moderno ha perso questa capacità percettiva, e non può fare altro che affidarsi ai propri sensi. Oltre all’incontro di masse d’aria calda e fredda, di fatto, i suoi occhi niente altro possono vedere. Quest’anno, il 12 aprile si è celebrato il sessantesimo anniversario del primo volo spaziale del cosmonauta  russo Yuri Gagarin che nel 1961 al rientro dal suo viaggio in orbita attorno alla Terra, da buon materialista affermò enfaticamente che “nel cosmo non si vedeva alcun dio.” Questa posizione così rigida, è paragonabile ad un cieco che rifiuta di credere che esitano luci e colori solo perché non riesce a vederli, così, la scienza moderna nega l’esistenza di cause trascendenti perché non ha strumenti in grado di rilevarle, arrivando a stabilire che  infine solo ciò che è simile a lui possieda il dono della coscienza.  Egli vede solo una parte della realtà: gli effetti sensibili prodotti da cause extrasensibili. Il Dottor Rudolf Steiner  (1861 – 1925) filosofo austriaco, architetto, esoterista e affermato chiaroveggente, laureato in scienze naturali, in storia ed in filosofia, fondatore nel 1913, della scuola di “Antroposofia o Scienza dello spirito”, asserisce che la scienza madre di tutte le scienze, porta il nome di “Esoterismo” e come scienza spirituale, si propone di elaborare un metodo scientifico di conoscenza delle realtà invisibili e inconoscibili rigoroso ed esatto come quello applicato nel campo delle scienze naturali. Secondo Steiner, “Come si utilizzano strumenti e sensi materiali per le indagini in campo fisico, l’esoterismo utilizza strumenti e sensi spirituali per indagare lo Spirito”. Il seme è sempre stato e resterà nella terra della coscienza umana, deve solo trovare la strada per germogliare e fiorire nuovamente al giusto momento, come si osserva del resto da sempre nell’insegnamento di Madre Natura.

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