In molti occasioni ho potuto descrivere in modi diversi, come nel percorso di studio del I King ( I’ Ching) si possano accordare uno dopo l’altro, in modo sorprendentemente coerente, tutti i concetti filosofici e spirituali orientali, ma più in generale del mondo intero. Da qualsiasi parte si voglia osservare, questo straordinario testo accompagna elegantemente e con grazia concetti di profondità altrimenti quasi insondabile, rendendoli semplici ed evidenti come lo schiudersi della corolla di un fiore a primavera. Oltre medicina, arte, feng shui, e molto altro, le antichissime fondamenta su cui si regge il “Libro di Mutamenti” comprendono anche Il Wushu, traducibile con il termine “Arte Marziale”. Trovo opportuno in questo momento, proporre un brano tratto dal libro “La mente del Samurai: il codice del Bushido”, di Thomas Cleary, (Arnoldo Mondadori Editore – Milano 2008) autore tra l’altro di due pubblicazioni sul libro del I’ Ching. Il maestro intitola la lezione “Due ruote, due ali”: <<in generale, le arti marziali hanno tre chiavi di lettura: pratica, teorica e psicologica. L’elemento pratico significa studiare le forme e le tecniche insegnate dai maestri, rafforzando il corpo, padroneggiando gli spostamenti, imparando a colpire ed a parare. L’elemento teorico consiste nei principi di vittoria e sconfitta, questo insegna a controllare la calma come questione di principio, inoltre le forme e le tecniche trasmesse dai maestri hanno ognuna dei precisi principi. L’elemento psicologico è la padronanza della calma. La padronanza della calma coincide con la mente imperturbabile (che permette la comprensione oltre la mente – n.d.r.). Questi elementi sono come un cocchio o un uccello in volo. La pratica e la teoria corrispondono alle ruote o alle ali, mentre la mente è come l’asse del cocchio o il corpo dell’uccello. Se padroneggi la pratica, ma non conosci i principi, sei come un cocchio senza una ruota o un uccello senza un’ala. Un cocchio non può avanzare con una sola ruota come un uccello senza un’ala non può volare. Se padroneggi la tecnica, ma non conosci i principi, anche se vinci, non è un’autentica vittoria ma una debolezza dell’avversario. Ora, se anche conosci i principi, se non pratichi sul campo non puoi agire liberamente, e così non puoi opporre alcuna resistenza. Per questo la pratica e i principi sono come le ruote di un cocchio o le ali di un uccello. Se un cocchio ha due ruote può avanzare, se un uccello ha due ali può volare. Invece la mente è come l’asse del cocchio, il corpo dell’ uccello. Senza l’asse il cocchio non si può muovere; senza il corpo, l’uccello non può volare. Solo quando c’è anche l’asse le due ruote sono complete; solo quando c’è il corpo le due ali possono funzionare. Quindi la mente imperturbabile è un elemento fondamentale. Se la mente è disturbata, non può agire o applicare i principi per via del suo stato. Chiunque studi le arti marziali dovrebbe coltivare l’azione, il principio e la mente>>. Quando ci si avvicina allo studio del I King, del Feng Shui, o di qualsiasi altro percorso filosofico e spirituale, sia questo orientale o occidentale, è indispensabile, come molto semplicemente illustra il maestro nella breve lezione “due ruote due ali”, progredire nel cammino coltivando contemporaneamente lo studio, la pratica e la percezione sottile, che proviene dal riconoscimento del pensiero. In nessun caso, nell’assenza di uno solo dei tre principi, si può ottenere qualcosa di concreto nel nostro lavoro di ricerca e crescita. Molte persone negli ultimi anni si sono avvicinate a queste antichissime e complesse tradizioni filosofiche e spirituali alla ricerca di nuovi punti di vista, e se questo è senza dubbio un bene, non lo è altrettanto l’approccio frettoloso e superficiale con cui molti affrontano questo percorso.
WUSHU: DUE RUOTE, DUE ALI
da alessandro.a.pardini@eremodeinani.com | 9 Mag, 2021 | Arte e filosofia Zen, Arti antiche, Crescita personale, Cultura, filosofia orientale, I Ching, Spiritualità | 3 commenti

Ciao, molto giusto ricordarlo.
Come si diceva proprio durante una delle ultime conversazioni con il gruppo, accettiamo senza dubbi il dover raggiungere una certa maturità per compiere alcuni passi, anni di studi per apprendere materie che necessiteranno di altri anni di pratica sul campo… ma va bene se ci riferiamo a logiche decise dal senso comune delle cose.
Come potrebbe non esser necessario tutto ciò anche per il lavoro su di se’? La superficialità e la brama di facili traguardi inganna in questi ambiti… Senza pratica, insieme a studio costante e conoscenza di se stessi non può esserci vera crescita personale. Il cammino è lungo, ma ad ogni passo troveremo un tesoro!
Buonasera Franca,
noto con piacere che tra una riunione e l’altra il lavoro del Gruppo procede proficuamente.
La stranezza, come giustamente sottolinei, risiede nel concetto che taluni immaginino il Lavoro su di sé come una sorta di perenne “stato estatico” elargito gratuitamente a chiunque da qualche misteriosa entità. Sicuramente il raggiungimento graduale di nuovi punti di vista ben diversi da quelli a cui si è abituati, rende la vita un percorso temporale migliore, quantomeno più consapevole sotto molti aspetti; ma questo non esime certo dall’applicazione continua per lunghi periodi della coerenza nell’applicazione negli esercizi, dallo studio dei testi e anche dall’accettazione di prove talvolta difficili da sostenere, imparando a riconoscerle come necessarie alla comprensione di ciò che ci serve.
Grazie per il tuo commento!
Grazie a te …..