Nell’edizione Astrolabio (1950) del libro I King (I Ching) il libro dei Mutamenti, nella traduzione originale a cura del sinologo e missionario tedesco R. Wilhelm, l’autore esordisce ripercorrendo velocemente i quattromila anni circa di esistenza dei testi oracolari compresi nel libro dei mutamenti, cercando di dare sia pure molto succintamente, una cornice adeguata per una corretta comprensione del teatro ove i testi muovono i corrispondenti attori. Indubbio il contributo di centinaia di studiosi, ispirati maestri e filosofi di molte epoche per raggiungere una tale raffinatezza. Tuttavia, in controluce traspare sempre nelle letture approfondite, qualcosa che sembra vivere di vita propria all’interno delle semplici regole matematiche o nelle pur bellissime sentenze oracolari. Qualcosa che pare vestire il libro del I King del giusto abito in relazione al tempo ed al modo con cui il suo insegnamento deve farsi riconoscere nel luogo in cui si trova. In qualche tempo ha illuminato splendidamente generazioni di maestri, in altri, si è camuffato da strabiliante effetto per maghi da circo, rendendo in quella veste inefficace il suo vero utilizzo. Volendo entrare nel misticismo che ammanta l’ I King, dovremmo intuire che la volontà propria residente nell’essenza del libro stesso e posta su un piano di sapienza a noi sconosciuto, ha ritenuto questo fosse ciò che serviva in quel particolare momento come esperienza umana. Con il termine “stregoni”, nella spiegazione delle origini e la storia millenaria ed affascinante del I King, l’autore delle traduzioni ha inteso identificare diverse scuole di maestri che si sono succedute in epoche diverse durante l’utilizzo divinatorio del libro dei mutamenti. Il forte influsso che questo straordinario testo ha avuto, ed ha ancora oggi soprattutto in Oriente, si è fatto strumento di potere nelle mani di chi poteva gestirne l’utilizzo, e ciclicamente, in concomitanza di cambiamenti nelle condizioni culturali ed economiche della società o più in generale “dei tempi”, si è lasciato conquistare dal orde di sedicenti maestri, corrotti dall’ambizione e dal protagonismo, favoriti dalle condizioni di generale dissolutezza e l’appannamento dei riferimenti civili della società di quel momento, definiti appunto stregoni, che hanno deviato dal percorso di profondo e amorevole ammaestramento spirituale e degno del rango di dottrina etica e religiosa, nato dalla leggendaria figura di Fu Xì, degli estensori Re Wen e il Duca di Chou, verso la più mera superstizione o stregoneria delle scuole dette “Fang Sci” impregnandone e distorcendone i simboli ed aggiungendo assurdi riti incomprensibili per il popolo, legati unicamente interessi personali e di potere. Al termine del periodo necessario, con la civiltà appesa al filo della distruzione civile e morale, come nell’alternarsi dello Yin e dello Yang, tipica visione taoista della ciclicità universale,  ecco apparire un nuovo tempo, dove ad opera del grande Saggio Uang Pi e successivi personaggi autorevoli e dotti come Kang Hi, a cui si deve l’origine della traduzione attuale del I King, tutta questa farragine viene spazzata via al giusto momento, riportando alla luce il cuore puro e pulsante dell’insegnamento contenuto nei testi antichi, nel tempo in cui la sofferenza per la situazione sostenuta fino a quel momento avesse restituito il giusto posto ai valori in campo. I più attenti ora osserveranno che tutto questo non è proprio della storia del I King e della civiltà orientale; allo stesso modo questa ciclicità si è manifestata a più riprese in tutte le epoche ed in tutti i contesti sociali del mondo: un esempio tra i tanti vicino a noi è la riforma di Bernardo di Chiaravalle, che in una società grandemente frammentata e spinta agli estremi di povertà ed assenza di chiari riferimenti spirituali, riportò la religione cristiana dell’epoca ridotta a mercimonio di indulgenze per ricchi e monarchi, ed una continua battaglia tra vescovi e arcivescovi europei, sfociata nel 1130 perfino all’elezione di “due papi”: Innocenzo Secondo, protetto dalla potente famiglia romana dei Frangipane, e Anacleto Secondo, appoggiato dalla fazione dei Pierleoni, (in seguito definito “l’antipapa” dalla maggioranza dei regnanti europei) all’estremo rigore claustrale del nuovo ordine dei monaci Cistercensi, ricacciando nell’ombra con un opera dalla forza quasi sovrumana, la farsesca “stregonesca” superstizione e l’eresia della dilagante chiesa politicizzata e corrotta. Ma l’uomo, ha evidentemente bisogno di ciclici richiami, e come nel fare del pendolo universale, dalla forte volontà di ispirata giustizia divina partita da Bernardo, ecco comparire l’Ordine dei Templari, i monaci guerrieri, nato come rigorosa difesa di una religione che finirà di nuovo spostata fuori dalle leggi divine, destino simile, per continuare con il nostro parallelo con l’oriente, con la nascita in Giappone sull’influenza di antiche e molteplici provenienze tradizionali cinesi dal taoismo, al confucianesimo allo shintoismo, del “Codice del Bushido” (Via del guerriero cavaliere: Budo – Shido) e la famosa casata dei Samurai. Templari e Samurai; entrambi ordini militari dal rigore etico – religioso maniacale, contraddistinti dalla volontà di riunione di frammentazioni religiose e spirituali avvelenate lentamente nei secoli, finite per essere sotto nobili vesti eccessive e distorte, dirompenti nell’azione evidentemente necessarie in quel momento, riunite in una potenza “eruttiva” di tipo fisico e brutale in rapida ascesa in termini di potenza economica e militare, al punto di divenire un pericolo tanto grande, da essere ambedue infine annientate dai loro stessi creatori, per un ritorno all’equilibrio intellettuale ed alla comprensione della spiritualità di quell’epoca. Se è vero che il tempo dell’osservazione è il tempo dei saggi, dovremmo riuscire ad intuire i ciclici suggerimenti della storia a nostro beneficio; ma invero, questo non sembra essere compreso nemmeno oggi. Se volessimo comparare quanto molto brevemente, e mi perdonerete, con poca precisione detto fin qui con i nostri tempi, cosa potremmo osservare? Potrebbe essere questo un tempo di grande frammentazione e confusione nei principi sociali e religiosi; di desertificazione spirituale, di povertà intellettuale con esplosioni definibili “di liberismo astratto” sempre più frequenti che sfociano spesso in uno strano misticismo multiforme di tipo assai superficiale, quantificabile economicamente più che spiritualmente? Se questo fosse un tempo di stregoni, dovremmo impegnarci a distinguere i falsi profeti cambiando finalmente il nostro (non quello degli altri) punto di vista per non ricadere nel solito aberrante errore, o assumere la condizione che il sommo Dante affida al Girone degli Ignavi, rimanendo comodamente nel sonno stregonesco della faciloneria? Ai posteri l’ardua sentenza …

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