Chi di noi non ha sognato di avere una casetta sull’albero tutta per sé. Qualcuno non potendo prima, corona questo desiderio ormai da adulto sentendo un richiamo quasi irresistibile. I bambini hanno una fervida immaginazione che consente loro viaggi fantasiosi e sconfinati, alimentati dalla serenità e dalla protezione data loro dalla famiglia, ma anche i meno fortunati che una famiglia non l’hanno avuta o che per qualche motivo non è stata presente come dovrebbe, anticipandone loro malgrado la maturazione, hanno gli stessi sogni comuni a tutti  i bambini. Senza scomodare la psicologia che in questo ambito si è ampiamente espressa, sognare una casetta sull’albero potrebbe essere semplicemente di un antico istinto ancora non sepolto sotto strati sempre più pesanti di regole e convenzioni sociali. Forse la sensibilità ancora pura dei bambini, riconosce nella natura la figura più vicina alla magica concezione della vita stessa: l’albero. Potenti radici che lo collegano saldamente alla terra, un tronco possente e rami proporzionati in grado di sostenere la costruzione di un nido sicuro, posto al riparo dai pericoli, e una chioma fresca fitta e protettiva, un nascondiglio che sussurra festoso mentre gioca con la brezza. Come simbolo l’albero è notoriamente utilizzato per significare la connessione vitale ed il radicamento con il nostro pianeta, ma anche con le nostre origini profonde, il tronco è un complesso sistema di comunicazione di nutrimento e distribuzione delle risorse e dall’energia senza la quale non ci sarebbe vita; le foglie che con il loro processo legato alla luce ed all’aria completano armoniosamente il percorso, collegando Cielo e Terra in un unione ancestrale molto più che simbolica, consentendo lo sbocciare dei fiori, la maturazione dei frutti nutrimento e risorsa preziosa, contenenti i semi per la creazione di altri alberi, coronamento di uno dei più semplici e meravigliosi esempi di servizio alla Vita. Forse questo richiamo è quel desiderio di protezione, riconoscenza, appartenenza oltre ogni logica e convenzione, che il bambino che è in noi spesso seppellisce, ma giammai dimentica.

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