“Sto uscendo di casa mentre lo smartphone mi ricorda che devo prendere l’ombrello perché più tardi pioverà, e la porta di casa si chiude da sola dietro di me inserendo automaticamente l’allarme con una password giornaliera di 24 lettere e tre cifre che mi invierà per sms tra 10 secondi; per strada mi avvicino all’auto che mi riconosce grazie alla app integrata, e si apre da sola regolando il sedile per la mia statura; mentre mi siedo, una voce suadente che si diffonde dal cruscotto mi chiede se voglio andare al lavoro per la solita strada di città o preferisco l’autostrada. In alternativa potrà proiettare sul parabrezza un panorama virtuale tra i 15.000 disponibili in rete. Sedendomi, con il peso del mio corpo avvio automaticamente il motore elettrico che si annuncia con un suono tipo “vento tra le foglie” per avvisarmi che è pronto a partire; cosa che potrà avvenire, appena la portiera a riconoscimento volumetrico avrà scannerizzato la mia figura correttamente seduta sul sedile anatomico auto-contenitivo. Non mi preoccupo del traffico, tanto l’auto ovviamente ha il pilota automatico, frena autonomamente, riconosce i segnali e una volta sceso, cercherà da sola il posto auto più vicino provvedendo ad informarmi della sua posizione rilevata tramite GPS con un SMS. Poco prima di arrivare davanti all’ ufficio, l’agenda elettronica integrata nel sistema aziendale, attraverso micro diffusori sonori installati nel poggiatesta del sedile, provvede a riprodurre un delicato motivo bi neurale a 432 Hz per rilassare la mente prima di incontrare il “Team Leader” nel programmato daily briefing delle 9:00 am.” Il nostro corpo è la macchina biologica perfetta.  Nessun’altra cosa costruita dall’uomo, per quanto sofisticata potrà mai neppure lontanamente avvicinarsi a tale meraviglia. Il discernimento, il pensiero così meravigliosamente imprevedibile, è ciò che in un uomo realmente libero e consapevole di esserlo, non potrà mai essere simulato. Nonostante questo, riusciamo a farci convincere di aver bisogno di supporti esterni, di tutori remoti, di stampelle tecnologiche. Naturalmente in cambio di denaro, molto denaro. Niente di più distante dal nostro vero cammino. L’intelletto certo ci è stato dato per progredire, ma il progresso è tale solo se appartiene a tutti, se fa parte del bagaglio personale di ogni singolo individuo, se unisce e non divide, se non dimentica negli armadi del mercato globale libertà individuale e coscienza; non può e non deve essere proprietà esclusiva di mega multinazionali. Oggi più che mai, l’ormai palese tendenza è quella di allontanare l’uomo dalla consapevolezza di sé, dalla reale conoscenza delle proprie potenzialità, da ciò che veramente è in grado di fare. Di pensare! Perché mai l’essere più evoluto attualmente conosciuto nell’universo avrebbe sempre più bisogno di macchine per comunicare, o mezzi di trasporto per spostarsi, e peggio ancora apparecchiature e sostanze a cui delegare la propria salute o guarigione, o per meglio dire “non morte”? Cos’è realmente questa necessità di rimanere in vita a dispetto di tutto, anche quando ciò rappresenta solo disagio e sofferenza, nell’ indifferenza beffarda di chi ci induce a acquistare protesi mentali elettroniche fatte per convincerci che abbiamo bisogno di farmaci per essere sani e cellulari che pensino per noi, mentre ci dissolviamo sempre più rapiti in videogiochi perenni che chiamiamo “vita” in un immenso centro commerciale senza pareti, simile ad “Truman show” globale. Se non comprenderemo questo, se non ritroveremo presto “la ragione”, moriremo inconsapevolmente un giorno, da nemici di noi stessi e degli altri, mentre credevamo di essere indistruttibili, disperatamente circondati da fantasmi smarriti come noi, senza nessun riferimento, perché non esisterà mai un computer per sfuggire all’ultimo più e importante traguardo.

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